Congedo n. 1
“Mi piacerebbe […] continuare il Sillabario, ma siccome sono infelice non scrivo né il Sillabario, né altro, per il momento.
Vedi, per scrivere, per esprimersi, per trovare lo stile come si trovano senza alcuna difficoltà le note in un pianoforte è necessario trovarsi in quel particolare stato d’animo non facile da descrivere che non è necessariamente felice, ma non può e non deve essere assolutamente infelice. Deve essere una specie di limbo, di lieve e soffusa esaltazione, in cui, nel suo complesso ti piace la vita e ne hai al tempo stesso nostalgia.
Allora, in questo stato d’animo, che non è reso infelice da nessuna disarmonia (questo è importantissimo, fondamentale) si forma quasi meccanicamente l’armonia, quella armonia soprattutto stilistica e quella forza mentale e muscolare, quella condizione di «energia» che rappresenta l’optimum per esprimere se stessi, attraverso un racconto, un romanzo, eccetera. Questa armonia, questa energia per il momento mi manca: anzi per essere più precisi, la sento, ma è in disarmonia con la mia vita attuale, con la mia vita personale e con la mia vita di relazione. In altre parole sono disturbato da qualcosa che è molto difficile sradicare o allontanare, per una serie di ragioni che sono, per così dire, i supporti armonici di una disarmonia. […] A tutto ciò aggiungi che la letteratura, specialmente al giorno d’oggi, per ragioni che saltano agli occhi (di generale disinteresse) e così la poesia, richiedono una energia espressiva superiore appunto alla disattenzione generale, che è fortissima. Una energia e una esaltazione quasi utopistica e che spesso sembra illusoria e allora cascano le braccia e anche l’energia.”
[Goffredo Parise, Lettera a Omaira Rorato, giugno 1976, Notizie sui testi, Sillabario n. 2, in Opere, volume secondo, a cura di Bruno Callegher e Mauro Portello, Milano, Mondadori, I Meridiani, 2005 (I edizione: 1989), p. 1640]
